L’orafa laureata in Ingegneria e la forza delle collaborazioni che nascono in Rete

Invece del Cioè, da ragazzina, comprava Creare e CasaMia: Alice Canapa, orafa 28enne di Osimo (Ancona), la creatività ce l’ha nel sangue, e te ne accorgi appena la incontri. L’ho conosciuta durante un workshop di lavorazione del metallo in Cascina Cuccagna a Milano, dove mi ha raccontato che, oltre ad aver fondato 3 anni fa il suo brand di gioielli artigianali Eilish Creations ed essere diplomata alla Scuola Orafa Ambrosiana, è anche Ingegnere Ambientale.

Come e quando hai capito che l’artigianato, e l’oreficeria in particolare, era la tua strada?
«La mia passione per il mondo dell’artigianato, e in particolare per i gioielli e i metalli, è cominciata molto presto, diciamo dall’adolescenza: tutte le mie amiche compravano giornali come Cioè con i poster dei belloni del momento, e io invece compravo Creare e CasaMia. Inoltre ho una mamma amante dei gioielli, soprattutto quelli antichi, e fin da piccola mi piaceva studiarli per capire come erano fatti, pensando che un giorno sarei stata in grado anch’io di realizzarli. In quel periodo utilizzavo principalmente rame e perline e i risultati erano davvero deludenti, ma in quel momento mi sembravano bellissimi».

Come ti sei avvicinata al mondo dei metalli e della oreficeria?
«Fino all’età di 24 anni per me creare gioielli è sempre stato un semplice hobby, complice anche il fatto di aver scelto un percorso di studi molto lontano dal mondo creativo: prima liceo scientifico e poi ingegneria ambientale. Poi ho trovato lavoro in un laboratorio di decorazione e restauro e da quell’esperienza ho capito che il mondo dell’artigianato e della creatività era la mia strada. Ho così ricominciato seriamente a creare gioielli ed è nato così il brand “EILISH creations”. Inoltre da quasi due anni gestisco un’associazione culturale nelle Marche, Il Canapaio, che ho co-fondato con mia madre, dove organizziamo laboratori, workshop e mercatini in cui i creativi locali e non insegnano la loro arte e mostrano il loro lavoro».

Come ti sei formata per diventare artigiana?
«Fino a qualche mese fa ero completamente autodidatta, tutte le tecniche che utilizzavo le ho imparate da libri, blog e video su YouTube. Poi è arrivato il momento in cui da sola non potevo più migliorare, quindi dovevo decidere se investire in formazione e diventare una vera orafa, oppure rimanere nella mediocrità. Chiaramente la prima scelta ha prevalso, ho creduto in me stessa e nella mia passione, e mi sono trasferita a Milano, per seguire dei corsi di oreficeria e modellazione della cera alla Scuola Orafa Ambrosiana. Lo considero il primo vero investimento importante per la mia attività».

Oggi quello artigiano è il tuo lavoro principale e ti consente di viverci?
«Attualmente è il mio lavoro principale, e spero lo sarà ancora di più in futuro. In questo momento non posso dire che grazie alla mia attività ho uno stipendio fisso tutti i mesi, anche perché investo moltissimi dei miei guadagni in attrezzi e materiali utili per il mio lavoro. Questa per me è la fase iniziale, di investimento e di crescita. Ho creato questa mia attività da sola e da zero e negli ultimi 2 anni ho ricevuto tantissime soddisfazioni. Io ci credo tantissimo e sono sicura che gli sforzi e i sacrifici di adesso saranno ripagati in futuro».

Dove si trova il tuo laboratorio e che cifra hai dovuto investire per partire con l’attività?
«Il mio laboratorio si trova nelle Marche, ad Osimo (Ancona). Ho avuto la fortuna di poter allestire il mio laboratorio in casa, in una stanza prima adibita a stireria. Questo ha sicuramente ridotto i costi iniziali. Purtroppo però le attrezzature orafe costano moltissimo, e quindi, almeno all’inizio, bisogna accontentarsi di quelle strettamente necessarie, magari comprandole usate».

Però sei laureata in Ingegneria Ambientale, una materia molto distante dall’artigianato: cosa ti ha spinta in quella scelta?
«La mia scelta di studiare Ingegneria è stata dettata principalmente da questioni pratiche, mi ero diplomata al Liceo Scientifico ed ero brava in matematica e fisica. Inoltre ho ragionato più sul “che cosa ti darà maggiori opportunità di lavoro in futuro” rispetto a “che cosa realmente ti piace e vuoi fare da grande”. Così è venuta la scelta di Ingegneria, anche se un percorso di studi artistici mi è sempre interessato».

Se potessi tornare indietro cambieresti indirizzo universitario?
«Fino a qualche anno fa avrei risposto assolutamente si a questa domanda. Ora invece penso che rifarei tutto, magari con più consapevolezza».

Pensi che la tua laurea in Ingegneria Ambientale ti abbia dato valore aggiunto spendibile nel tuo mestiere artigiano?
«La mia Laurea mi ha sicuramente regalato doti organizzative e progettuali che sono fondamentali in questo lavoro, ragionare sempre e valutare bene i lavori prima di buttarcisi a capofitto e magari scoprire dopo molte ore di fatica che l’approccio iniziale era sbagliato, dovendo cominciare tutto daccapo. Inoltre, in oreficeria, sono fondamentali calcoli ben precisi per materiali e proporzioni e doti di disegno tecnico, e questi sicuramente grazie alla mia laurea non mi mancano!».

Come ti promuovi?
«Per quanto mi riguarda passo molto tempo online, dipende molto dai giorni e dal periodo, ma in generale la promozione occupa una bella fetta della mia giornata. Mi piace tantissimo Instagram, il social che uso di più: è molto comunicativo e diretto, perfetto per il mio brand. E poi mi ha dato la possibilità di incontrare altri crafter bravissimi, con i quali a volte è nata anche una bella amicizia virtuale, fonte di inspirazione, scambi di idee e anche di collaborazioni. Mi piace condividere online non solo i prodotti che realizzo e che vendo, ma anche momenti legati al mio lavoro, i work in progress dei miei gioielli, foto del mio laboratorio, di oggetti che scovo girovagando o momenti della mia vita. Questo perché la cosa più bella dell’artigianato, a differenza dei prodotti in serie, è che dietro ad ogni oggetto c’è la storia dell’artigiano che lo crea, la sua vita; e condividere questi momenti con i tuoi clienti o potenziali clienti li rende ancora più partecipi dell’acquisto, li fidelizza ancora di più, perché sono consapevoli che oltre ad acquistare un oggetto, acquistano anche un pezzo di vita di una persona. Ho inoltre un negozio on-line su etsy, il più grande sito online del fatto a mano. Etsy è una grande occasione per vendere all’estero e per fidelizzare quei clienti che hanno comprato miei oggetti nei mercatini, ma che non vivono vicino al mio laboratorio: in questo modo sono sempre aggiornati sulle novità e possono nuovamente acquistare da me».

E a livello offline?
«Oltre alle vendite online, partecipo a moltissimi mercatini: amo il contatto diretto con i clienti. Per mia esperienza personale, l’alternanza tra il commercio online e quello “fisico” è una strategia che si bilancia: tramite i mercatini capisco cosa proporre online, il web mi aiuta a restare in contatto con i clienti lontani conosciuti di persona. Inoltre ho cominciato anche a tenere workshop dove insegno tecniche base di oreficeria, che anche io utilizzo per creare i miei gioielli. In questo modo le persone vedono e provano personalmente l’esperienza di creare un gioiello, si appassionano della tecnica e rimaniamo spesso in contatto».

Chi è il tuo cliente tipo?
«Devo dire che ho clienti molto diversi tra loro, ma di solito i miei clienti sono donne amanti di gioielli particolari. Amano l’artigianato e amano possedere un oggetto unico, quindi capiscono e sono disposte a pagare il giusto prezzo per averlo».

Quale è stata la reazione di amici e parenti di fronte alla tua scelta professionale?
«All’inizio sicuramente non l’hanno presa molto bene, continuavano a ripetermi che poteva restare un hobby, dei “lavoretti” da fare ogni tanto. La frase tipica era: “Hai fatto tanti sacrifici per lo studio per cosa? E poi con l’artigianato non riuscirai mai ad avere soddisfazioni e guadagni come potresti avere con un lavoro da ingegnere”. Poi alla fine lo hanno capito, hanno visto che facendo questo sono davvero felice. E ora devo ringraziarli perché mi stanno aiutando economicamente ad avviare la mia attività. Anche se ogni tanto provano a buttarla là per farmi cambiare idea ? ».

Quali sono le prossime tappe della tua attività artigiana?
«Sicuramente voglio continuare a formarmi, ci sono vari corsi su tecniche orafe che mi interessano e che frequenterò in futuro. Mi piacerebbe anche tantissimo fare un po’ di esperienza in una bottega orafa, per imparare anche da altri orafi più esperti di me. E pian piano far crescere sempre di più il mio brand e attrezzato il mio laboratorio».

Quale è stato il tuo primo prodotto artigianale e quale quello di cui vai più orgogliosa?
Sicuramente il progetto che mi ha regalato più soddisfazioni e a cui sono legata è la GattinoNecklace, una collana composta da sei faccine di gatto in ottone creata in collaborazione con Gaia Segattini (alias Vendetta Uncinetta). L’idea è nata da Gaia, che voleva creare un gioiello inspirandosi al suo logo (6 faccine di gatto appunto) e quando lo ha proposto a me sono stata felicissima. E’ nata una bellissima collaborazione, che mi ha dato davvero tante soddisfazioni: la collana è piaciuta tantissimo e, anche grazie alla popolarità di Gaia, ne abbiamo vendute tantissime.

Redazione

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