L’odore del legno lo accompagna da quando era bambino, e gli è entrato così dentro che, dopo la laurea in Economia e Amministrazione delle Imprese, ha deciso di fare il falegname. Gabriele Di Giandomenico, 33 anni, affianca il padre nella falegnameria di famiglia, Mobilprojects srl, a Mosciano Sant’Angelo (Teramo), innovandola con nuovi approcci, nuovi strumenti e mettendo il proprio titolo di studio a servizio di scelte strategiche commerciali e finanziarie.
Gabriele, com’è nata la passione per la falegnameria?
«Diciamo che sono cresciuto tra l’odore del legno, da piccolo giocavo nella falegnameria di mio padre, e crescendo mi sono reso sempre più conto di quanto questo mestiere fatto di pazienza, creatività e amore mi appassionasse. Ho iniziato molto giovane ad approcciarmi al mestiere, lavorando e studiando contemporaneamente, e da lì non l’ho più abbandonato».
Tuo padre di certo sarà stato fondamentale per insegnarti il mestiere?
«Sì, il più l’ho rubato a lui e tuttora continuo a carpirgli i segreti, ma ho avuto anche il piacere di poter frequentare altre botteghe di altri esperti falegnami, ognuno specializzato in determinate lavorazioni. Questo è un mestiere nel quale non si finisce mai di imparare, ogni nuovo progetto è diverso dal precedente. C’è sempre qualcosa di innovativo con cui relazionarsi per trovare il modo di realizzarlo».
La tua laurea in Economia ed Amministrazione delle Imprese ti torna utile?
«Sì, è molto importante soprattutto nelle scelte strategiche sia commerciali che finanziarie. Oggi anche una piccola falegnameria ha bisogno di rapportarsi con i mercati e non essere al passo con i tempi rischia di tagliarti fuori anche se sei uno dei migliori falegnami in circolazione».
Cosa significa per te essere artigiano?
«Significa essere un imprenditore a tutti gli effetti, ma che ha un valore aggiunto che è quello della conoscenza del proprio mestiere. Essere artigiano oggi significa rapportarsi anche con le nuove tecnologie che si evolvono giorno per giorno. L’artigiano del 2014 deve partecipare alle fiere e avere un minimo di cultura del design, oltre a uno sguardo fisso alla sperimentazione».
Come ti promuovi?
«Promuovo la mia attività direttamente, contattando i professionisti e presentando loro la mia azienda ed i miei servizi. A questo affianco lo sfruttamento dei canali digitali, come sito web, social network e canali specifici del settore».
Nello specifico come usi i social network?
«Uso soprattutto Facebook, più che altro per dare visibilità ai prodotti, pubblico immagini di lavori effettuati, di progetti e cerco di sensibilizzare i miei contatti all’artigianato. Di sicuro, abbiamo avuto tre clienti che ci hanno conosciuto proprio grazie a un primo contatto su Facebook, tuttavia è difficile quantificare se i lavori arrivino direttamente grazie ai social o meno, credo che in buona parte questi strumenti aiutino soprattutto a far conoscere meglio ciò che facciamo».
Il settore del legno, appunto, in che condizioni versa?
«Il settore, come la maggior parte degli altri, risente della crisi ma comunque lascia spazio alle aziende che si sono rivelate nel tempo serie, affidabili e che sanno svolgere bene il proprio mestiere. È un settore nel quale conviene investire le proprie risorse, come sto facendo io, perchè il futuro della nostra nazione è la valorizzazione del lavoro artigiano, del prodotto fatto a mano, della conoscenza dei mestieri tramandata da generazioni».
E il tuo, di futuro, come lo vedi?
«Lo vedo nella falegnameria di famiglia, e non solo. Vedo anche un brand nuovo, Impronte, a cui sto dando vita in collaborazione con altri giovani professionisti».