Così Monica li ricostruisce con i materiali di una volta
Dai campi scuola di archeologia sperimentale alla realizzazione di giochi da tavolo antichi. Monica Silvestri, 41 anni di Genzano di Roma, ha una laurea magistrale in Conservazione dei Beni Culturali e la passione per i giochi da tavolo antichi – usati da romani, egizi, sumeri e nel Medioevo – che realizza a mano all’interno del suo progetto Ludus in Tabula, partendo dallo studio di reperti e documenti che scova nei musei e siti archeologici nazionali e internazionali.
Come hai scoperto la passione per i giochi da tavolo storici?
«Nel corso degli studi universitari lavoravo come operatrice didattica nei campi scuola di archeologia sperimentale e ho avuto modo di conoscere due giochi da tavolo di epoca romana che utilizzavamo come intrattenimento. Da allora ho cominciato a cercare informazioni sui giochi da tavolo antichi e non mi sono più fermata. Ad oggi ne ho ricostruiti 22, sviluppati in numerose varianti di forme e materiali, come vere e proprie riproduzioni archeologiche, grazie allo studio dei reperti, che vado a scovare nei tanti musei europei e nei siti archeologici da molti anni».
Come hai imparato a costruire i giochi?
«Quasi contemporaneamente allo studio intrapreso sui giochi da tavolo antichi ho iniziato anche a ricostruirli seguendo le tecniche dell’archeologia sperimentale, cercando di usare gli stessi materiali dell’epoca come legno e cuoio e applicando in pratica le notizie acquisite dalle fonti. Grazie a questo studio ho potuto discutere la mia tesi di laurea sulle Tabulae lusoriae del Foro Romano. Questa ricerca mi ha consentito di vincere anche una borsa di studio della Fondazione Benetton. Oltre ai giochi romani ho ricostruito i giochi da tavolo del mondo egizio e sumero e quelli medievali. Lo studio dei giochi nel Medioevo mi ha portato alla ricostruzione della Baratteria, un luogo regolamentato dove era consentito il gioco da tavolo insieme ai giochi d’azzardo, sotto forma di ricostruzione storica itinerante a disposizione di enti organizzatori di rievocazioni storiche».
Quali strumenti e materie prime usi e dove li recuperi?
«I giochi sono realizzati in cuoio conciato al vegetale pirografato a fuoco o legno inciso. A volte in terracotta. La pittura è realizzata con cera d’api o succhi vegetali. Le pedine sono in pasta di vetro o legno. I dadi sono realizzati sempre a mano in legno o osso. Mi procuro il cuoio in una conceria toscana e il legno in falegnameria, ma a volte capita di trovare delle vecchie tavole di recupero».
Come coniughi sapere teorico e saper fare manuale?
«Come dico sempre quando mi chiedono se realizzo io personalmente i giochi esposti, non esiste un negozio che venda tutti i giochi studiati e tirati fuori dalla storia, per cui, per forza di cose, ho dovuto ricostruirli per poterli provare e vedere se le regole ipotizzate funzionano. Per fortuna ho una buona manualità, ereditata da mio padre, e grazie all’osservazione del suo lavoro da artigiano ho appreso molti trucchi del mestiere (uso dello scalpello, taglio del legno, pittura, ecc.). Quindi direi che nel mio caso sapere teorico e saper fare devono andare necessariamente di pari passo».
E la tua laurea, allo stesso modo, è fondamentale…
«Sì, non avrei potuto altrimenti avere accesso a tutta una serie di fonti in latino e greco, riconoscere le tracce lasciate nelle pietre dei monumenti, capire i meccanismi sociali che si nascondono dietro il mondo del gioco, avere familiarità con le materie prime usate nelle varie epoche».
In che modo promuovi la tua attività artigiana e come vendi i tuoi prodotti?
«Per ora cerco di promuovere personalmente i miei giochi partecipando a numerosi eventi legati al mondo del gioco come fiere di settore in ambito italiano e rievocazioni medievali per quelli medievali. Diverse librerie, di cui alcune specializzate nel settore medievale, hanno richiesto i miei giochi e li tengono in vendita. Inoltre, ho una pagina Facebook “Giochi storici” nella quale pubblico i miei lavori, ma non sono molto portata per i social network».
Progetti futuri?
«Mi piacerebbe continuare a diffondere la conoscenza di questi giochi che fanno parte della nostra tradizione e che non devono essere dimenticati. Per questo sto lavorando anche alla stesura di un libro. Vorrei che si tornasse a giocare con i giochi da tavolo antichi perché possono sviluppare numerosi aspetti positivi, soprattutto fra i giovani e i bambini, la socializzazione in primis. L’ideale sarebbe aprire un negozio, anche on line».