Quando il riciclo diventa arte

La magia di Sara, che trasforma materiali di recupero e aiuta l’ambiente

Sciarpe, foulard, collane, orecchini, bracciali, borse: questi, insieme a tanti altri oggetti, prendono forma grazie alle abili mani di Sara Lagonigro, alias Malice’s Craftland, nata nel 1981 e tuttora residente a Foggia. Una laurea in Antropologia Culturale, un corso di grafica pubblicitaria e una grande passione per l’arte del riciclo e l’utilizzo di materiali di recupero caratterizzano il percorso lavorativo di una ragazza coraggiosa, creativa e soprattutto animata da una autentica passione: quella per l’artigianato.

Quando e in che modo ti sei accorta del tuo talento da artigiana?

Credo che semplicemente sia sempre stato qui con me. Alle elementari disegnavo su commissione di compagni e maestre su fogli di quaderno. Alle medie c’è stata la svolta della terza dimensione: ho scoperto la pasta di sale e realizzavo piccoli oggetti decorativi per finanziare le attività del mio gruppo scout. Durante il periodo delle superiori poi, ho scoperto la pasta polimerica: creavo orecchini, spille e pendenti con cui ho finanziato l’acquisto della mia prima chitarra e di un viaggio a Parigi. Finito il liceo, negli gli anni del corso di Grafica pubblicitaria all’IED, ho un po’ abbandonato l’artigianato: probabilmente la “fiamma creativa” illuminava altri punti della mia mente; ma subito dopo la fine del corso e il lungo il cammino verso la laurea sono stata investita da un fiume di idee in attesa soltanto di essere messe in pratica. In concomitanza con gli studi universitari ho anche avviato vari progetti con alcuni amici che sono falliti miseramente, nella maggior parte dei casi per mancanza di esperienza.
Infine decisi di partire da sola e con i miei mezzi, senza scuse e senza alibi, cominciando a produrre le mie prime collezioni di cui ovviamente restano tuttora molti invenduti, ma da qualche parte bisognava pur iniziare!

Perché la scelta di ispirarti all’arte del riciclo e di utilizzare materiali di recupero?

Ho sempre avuto un debole fin da piccola per gli oggetti ottenuti dal riciclo creativo. Forse perché nella mia famiglia ho avuto molti stimoli che mi hanno aiutato a sviluppare una certa connessione con i materiali; non saprei spiegarlo in altri termini. Spesso, semplicemente guardando un oggetto, riesco a immaginare la sua trasformazione. In pochi secondi ho già chiaro nella mia mente quali materiali e strumenti dovrò utilizzare per realizzarla, in pratica nella mia mente prende forma una sorta di piano d’azione, che comprende i miei personali calcoli atti a creare.
La stessa cosa può succedere con un materiale “nuovo”(non necessariamente di recupero, quindi) ma ho la sensazione che il processo creativo sia differente, in qualche modo inverso.

Da dove parte questo “piano d’azione”?

Con i materiali di recupero, nella maggior parte dei casi, la prima domanda che ti poni non è “Cosa voglio creare?” ma, più che altro, “Cosa posso creare con questo oggetto?”. Una domanda importante perché riconduce al mio stile di vita incentrato sul riciclo e sul riutilizzo e sempre attento alle scelte personali che possono influire sui problemi ambientali. Ho anche messo da parte alcune tecniche e bloccato la produzione di alcune creazioni dato che a mio avviso “l’inquinamento” prodotto dalla lavorazione di questi oggetti aveva maggiore peso rispetto al valore (estetico ed economico) che producevano.

Quali sono stati i passaggi fondamentali che hanno accompagnato la nascita della tua attività?

La prima cosa fondamentale credo sia l’autocoscienza di sé e delle proprie potenzialità, unita alla sicurezza di essere in grado, non dico di mandare avanti un’attività (quella è un’altra storia parecchio impegnativa e, posso garantire: non è per tutti!), ma di realizzare veramente cose che possano lasciare, in qualche maniera, un’impronta nel tuo pubblico, distaccarsi dalla massa e creare una nicchia di mercato solo tua in cui poter attirare l’interesse e i bisogni di altre persone. Che altro? Produzione, produzione, produzione! Parlo di mesi, anzi, anni di produzione di tutto quello che ti viene in mente e che ritieni possa piacere al tuo pubblico, aiutandoti con indagini di mercato tra amici e conoscenti, aggiustando il target, studiando i feedback sui mille social a disposizione. E dopo? Promozione, promozione, promozione: perché puoi realizzare le creazioni migliori del mondo ma se nessuno le vede, nessuno le compra.

Con promozione cosa intendi?

Per promozione intendo post o pubblicazioni studiate e che colpiscano l’attenzione. Niente spam a pioggia sui canali social, lo dico con cognizione di causa: non funziona, strategia sbagliata!

Durante questo percorso hai incontrato delle difficoltà che ti hanno portata a pensare di fermarti e dedicarti ad altro?

Milioni di difficoltà, spesso hai la sensazione di essere in una guerra burocratico-telematica che ti toglie tempo ed energie per fare quello che vorresti di più al mondo: creare! Chiaramente parlo della vendita on line perché da qualche anno ho abbandonato i mercatini e concentrato le mie energie sugli shop e la promozione sul web.
Se includiamo anche i mercatini, ovviamente aumentano le difficoltà degli spostamenti, il montaggio e lo smontaggio, i permessi eccetera: è dura.

La tua laurea si è rivelata utile nello svolgimento della tua attività di artigiana?

Sono laureata in Beni Culturali Demo-Etno-Antropologici e sai cosa? Non me lo sono mai chiesto. Però, a pensarci, credo che in parte abbia contribuito ad affinare la mia sensibilità verso certi oggetti, lavorazioni o materiali; ho imparato a riconoscere e valorizzare gli oggetti che riutilizzo e valutare cosa e quando riutilizzare.
Questa sensibilità che ti permea per osmosi quando studi Beni Culturali, credo mi serva anche nello studio dei manufatti da creare: è un fattore importante nelle decisioni prese durante l’atto della creazione, specialmente per me, che sono strettamente legata all’arte del riciclo e dei materiali di recupero. E poi credo che essere in grado di compiere un’analisi antropo-sociologica sul gruppo di persone che compone il mio target possa aiutare parecchio.

Tornando indietro nel tempo cosa cambieresti del tuo percorso di studi e lavorativo?

Non so se cambierei qualcosa. Voglio dire, il mio percorso di studi ha fatto di me ciò che sono e non mi dispiace ciò che sono; avrei voluto fare il liceo artistico ma, se non avessi fatto il liceo scientifico, ora non avrei il livello di cultura che ho in questo momento e probabilmente non starei facendo quello che faccio e che apprezzo così tanto.
Il corso di Grafica allo IED mi è tornato utilissimo in quest’era digitale, nella quale curare la propria immagine è veramente difficile, per non parlare di video e foto promozionali. Pensandoci bene, ho trovato qualcosa che cambierei: darei retta molto prima a quella vocina nel cervello che mi diceva “Buttati, puoi farlo. E’ quella la tua strada!”.

Economicamente parlando, il tuo lavoro ti soddisfa abbastanza?

Economicamente credo di dover ancora crescere tanto, farmi conoscere e continuare a superarmi creazione dopo creazione. Ma queste sono cose che si vedranno nel tempo, tutti noi sappiamo benissimo che non si può pretendere di creare un proprio brand nel giro di poco tempo. Nella maggior parte dei casi sono necessari anni, a volte decenni. Però il mio lavoro mi gratifica tanto, le persone si stupiscono spesso quando vengono a sapere da dove provengono i vari elementi che ho assemblato o quando parlo delle infinite possibilità date dall’uso dei materiali da recupero.

Cosa sogni per il tuo futuro?

Da un anno a questa parte ho intensificato il lavoro di design di interni e soprattutto scenografico, creando delle decorazioni per gli organizzatori di alcuni eventi in discoteche o simili. E’ un progetto che avevo in mente da parecchi anni e che avevo iniziato anche con qualche breve momento sporadico di messa in pratica, e poi accantonato perché non riuscivo a trovare occasioni di utilizzo. Bene, l’anno scorso ho iniziato a lavorare più seriamente a questa idea collaborando con vari eventi nel Sud Italia e ho avuto anche modo di capire che mi piacerebbe allargare quest’area del mio lavoro per produrre decorazioni scenografiche sempre più grandi e suggestive.

Redazione

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